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2017 - 2019

ITA - Un progetto che mira ad esaminare quei cosiddetti “micromondi” nati e sviluppatisi negli anni ai margini di Taranto la cui situazione socio-economica (e soprattutto ambientale) risulta attualmente molto complessa e compromessa.
Un paesaggio contaminato ed altamente compromesso rappresenta la scenografia di questo enorme disastro ambientale aggravato, sin dai primi anni dell’attuazione del grande piano regolatore degli anni Sessanta, da costringenti processi di espansione industriale, seguiti da altri di tipo urbano-residenziale per far fronte alle esigenze popolari. Un chiaro esempio di Shrinking City quello della città di Taranto, ossia città in grave contrazione demografica: un fenomeno, questo, che inizialmente si diffuse a pioggia negli Stati Uniti causato della conversione improvvisa, e male amministrata, di diverse importanti realtà industriali a “post-industriali” (esempi sono Saint Louis nel Missouri; Youngstown, Cincinnati, Cleveland e Toledo in Ohio; Pittsburg in Pennsylvania; Detroit in Michigan).
Un vero e proprio ecosistema sinergico che si è organizzato negli anni su norme che l’industria ha dettato ai fini di costruire e strutturare un impianto unico generale della produzione, i cui frutti vengono facilmente al tempo stesso esportati grazie ai solidi allacciamenti portuali. Si pensi infatti che il porto di Taranto contenga circa 6 sporgenti (tra cui il molo polisettoriale) e soltanto uno di questi è di proprietà comunale, i restanti sono in concessione industriale.
Data la situazione, inevitabili sono le tracce disseminate sul territorio: dall’inquinamento delle acque agli interventi artificiali sui corsi dei fiumi per favorire gli smaltimenti e i percorsi urbani tra gli impianti; interi impianti di produzione industriale in stallo per motivi burocratici e giudiziari, oppure da smaltire perché in disuso ed abbandonati; ettari di terreno da bonificare per le eccessive immissioni nel terreno di sostanze e rifiuti ad alta tossicità; opere culturali quali chiese, masserie e casali di antiche epoche costrette in spazi delimitati da infrastrutture industriali di ogni genere... Cosi come sono inevitabili le tracce lasciate all’interno dello stesso corpo degli abitanti che al giorno d’oggi sono vittime del più alto tasso di inquinamento e di incidenza tumorale mai registrati nel territorio tarantino, ed in generale sul suolo italiano.

ENG - A project that aims to examine the so-called microworlds born and developed at the edges of Taranto. The current socio-economic and, above all, environmental situation of this city appears very difficult.
A contaminated and highly compromised landscape set the scenery of this enormous environmental disaster, which takes its origins from the implementation of the great land-use planning of the 1960s. With its significant population loss, Taranto stands as a clear example of the phenomenon of shrinking cities, born in the United States with cases such as Saint Louis (Missouri), Youngstown (Cincinnati), Cleveland and Toledo (Ohio), Pittsburg (Pennsylvania), Detroit (Michigan).
I decided to document these unexplored spaces within an area that I used to consider as threatened by only a few environmental dangers. During my activity on the sites, I discovered instead a synergistic ecosystem organized over the years with the purpose of satisfying the needs of industry and creating a huge production area, whose products being easily exported thanks to a solid port infrastructure.
The traces left throughout the area are very evident: water pollution, artificial interventions in the courses of rivers in order to allow an efficient disposition of urban routes connecting the industrial plants; whole industrial areas ended in deadlock owing to bureaucratic and judicial reasons; hectares of land to be reclaimed due to the excessive release of highly toxic substances and waste into the soil. Moreover, the signs left within the bodies of the inhabitants, nowadays victims of the highest rate ever of pollution and cancer incidence of Taranto area, and in general of Italy.


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